Quanto è buona la granola fatta in casa?
E vogliamo parlare del profumo che, quando è in forno, si diffonde fino alle scale ?
L’ispirazione per questa granola l’ho avuta mentre scorrevo il feed di IG della Dott.ssa Fernanda Scala (Non Chiamatela Dieta), quando ho visto che ne ha realizzata una dolcificandola con una composta di fichi homemade. Mi è partita all’istante la vena creativa e due minuti dopo ero lì con carta e penna a programmarne la realizzazione.
La scoperta piacevolissima che ho fatto con questa ricetta è che la marmellata* nel forno si scioglie e si amalgama con i cereali, creando degli agglomerati dolci, croccanti e profumati che creano l’effetto patatina (se inizi a mangiarli fai fatica a smettere).
La ricetta di questa granola è senza zucchero (no zuccheri aggiunti – #sugarfree) e senza glutine (#glutenfree).
Per dolcificare la mia granola fatta in casa, infatti, ho utilizzato una composta 100% frutta di una linea di composte naturalmente dolci di Cibo Crudo. Dato che questa composta non è dolcissima e ha una (per me piacevole) nota acidula, ho aggiunto una manciata di uvetta (io ho usato la meravigliosa uvetta di Zibibbo essiccata al sole Konza Kiffi, con cui, in realtà, si vince piuttosto facile) e una di ciliegie essiccate.
Per me è perfetta; se invece tu sai di avere uno dei quei palati che per essere soddisfatto ha bisogno di una dolcezza piuttosto marcata, aggiungi alla lista degli ingredienti un bel cucchiaio di sciroppo d’acero o di miele.
Quanto alla mancanza del glutine, ti ricordo che il grano saraceno è un cd. “falso cereale” naturalmente privo di glutine, mentre, per quanto riguarda i fiocchi d’avena, ti raccomando, se hai problemi, di acquistare solo fiocchi certificati senza glutine.
Possibili varianti e come scegliere la marmellata migliore
Ovviamente se non trovi una composta 100% ciliegie e neanche le ciliegie essiccate, sostituisci queste ultime con altra uvetta e utilizza la marmellata che preferisci.
Le marmellate più buone sono quelle con una percentuale altissima di frutta (idealmente, anche se difficili da trovare, 80-90%) e una piccola percentuale di dolcificante, sia esso zucchero, zucchero di canna, zucchero d’uva, concentrato di mele, miele, etc., senza altri ingredienti (no sciroppi di nessun tipo, no conservanti, possibilmente no pectina (che la addensa e la rende meno fluida)).
La percentuale di dolcificante necessaria a rendere la marmellata piacevolmente dolce al palato (anche se non tutti i palati sono uguali) dipende
- dal tipo di frutta con cui è fatta la marmellata (i frutti aciduli, come gli agrumi, le fragole, i lamponi, hanno bisogno di più dolcificante per bilanciare l’acido: in questo caso è “accettabile” una percentuale di frutta almeno pari al 70-75%);
- dalla qualità e dal grado di maturazione della stessa (più la frutta sarà naturalmente dolce e al giusto grado di maturazione, meno dolcificante il produttore dovrà aggiungere per renderla “giusta” al palato).
Il dolcificante, d’altro canto, è anche un conservante naturale delle marmellate, perciò, se acquisti delle composte con l’80-90-100% di frutta, ricorda di porle in frigorifero, una volta aperte, e consumarle nell’arco di una settimana, massimo 10 giorni.
In ultimo, è bene sottolineare che sono sempre da preferire prodotti biologici o, comunque, artigianali, di piccoli produttori, magari locali, che utilizzano materie prime genuine, di stagione, da metodi di coltivazione non intensiva, più ricche di sostanze nutritive.
***
E ora la ricetta.
Se dovessi avere qualsiasi dubbio non esitare a chiedermi e se la provi (come per qualsiasi altra ricetta del blog) e hai voglia di mostrarmela, scatta una foto e condividila su Instagram e Facebook taggando @alternativeeating.
***
Grado di difficoltà:
Tempo di realizzazione:
- Ammollo del grano saraceno: 1 notte
- Preparazione: 5-10 minuti
- Cottura in forno: 30-40 minuti
Ingredienti (per una teglia di granola):
- 150 g di fiocchi d’avena piccoli
- 100 g di grano saraceno
- 1 pezzettino grande come un francobollo di alga kombu (opzionale)
- 1 schizzo di limone
- 50 g di nocciole triturate grossolanamente al coltello
- 150 g di composta di ciliegie
- 1 manciata di uvetta
- 1 manciata di ciliegie essiccate
- 1,5 cucchiai di olio di cocco sciolto
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- 1 pizzico di sale
Procedimento:
Metti a bagno il grano saraceno con un uno schizzo di limone (possibilmente aggiungendo un pezzettino grande come un francobollo di alga kombu) per almeno un’oretta, ma meglio per tutta la notte. Poi scolalo e fallo gocciolare per qualche minuto.
Nel frattempo scalda il forno a 180° C e prepara gli altri ingredienti.
In una terrina metti insieme tutti gli ingredienti secchi, tranne l’uvetta e le ciliegie essiccate. Unisci l’olio di cocco (possibilmente nello stato liquido, per ottenere il quale d’inverno basta scaldato qualche secondo a bagnomaria) e trasferisci in una teglia (possibilmente non antiaderente, oppure ricoperta di carta forno compostabile).
Cuoci in forno a 180° C per una ventina di minuta. Poi apri, muovila e cuoci ancora per 15-20 minuti, o comunque finché non sarà completamente asciutta e dorata.
Nel frattempo taglia l’uvetta e le ciliegie essiccate grossolanamente e aggiungile alla granola non appena l’avrai tirata fuori dal forno.
Trasferiscila in un vaso a chiusura ermetica (possibilmente passato in forno (compreso coperchio e guarnizione) una decina di minuti a 110° C), nel quale si conserverà a temperatura ambiente per oltre un mese.
***
Se provi questa ricetta e hai voglia di mostrarmela, scatta una foto e condividila su Instagram e Facebook taggando @alternativeeating. Se dovessi avere qualsiasi domanda o per un commento, usa pure la sezione apposita qui sotto.
* Precisazione: per legge a rigore il termine marmellata andrebbe utilizzato solo per i prodotti a base di agrumi e per tutti gli altri, invece, bisognerebbe usare il termine confettura (peraltro la normativa per l’utilizzo di questi termini in etichetta pone il vincolo di percentuali di frutta davvero irrisorie: 20% per la marmellata, 35% per la confettura, 45% per la confettura extra).
Non esiste, invece, nessuna indicazione normativa per l’utilizzo del termine composta, che, per consuetudine, indica un prodotto a più alta percentuale di frutta, almeno 2/3.
Nell’articolo, un po’ come generalmente si fa nell’uso comune, ho utilizzato impropriamente il termine marmellata, ma, a voler essere pignoli, di fatto mi riferisco sempre a composte.
Scrivi un commento