La dolcezza è un concetto relativo, perché la percezione del dolce è tutta una questione di palato.
Purtroppo il cibo industriale è così pieno di “zucchero aggiunto”, nascosto in ogni dove, che il palato della maggior parte di noi si è assuefatto e fa fatica a rinunciarci. Si può anche tornare ad un cibo più naturale, ma senza uno sforzo mirato di “disintossicazione”, il palato andrà sempre a cercare quel tipo di “dolcezza zuccherosa”.
Succede, invece, che se per un qualunque motivo il palato sta lontano per un po’ dallo zucchero, quando poi tornerà ad assaggiare qualcosa che lo contiene noterà che saranno completamente cambiati i suoi criteri di percezione e “misurazione” della dolcezza. Il palato sarà perfettamente in grado di distinguere se la dolcezza (che, intendiamoci, è un piacere per il corpo e un balsamo per l’anima) è data dalla presenza dello zucchero bianco (che ha un suo sapore ben definito) oppure da un potere intrinseco dell’alimento, capace di appagare tutti i sensi e confortarci.
Il mio palato si è disintossicato dallo zucchero bianco durante la gravidanza. Ho avuto il diabete gestazionale e mi è stata prescritta una dieta completamente senza zucchero (non solo zucchero raffinato). Quella che in quel momento mi è sembrata una grande sfortuna, con conseguente senso incommensurabile (e inconsolabile) di frustrazione, come spesso accade si è rivelata una grande fortuna. Ne sono uscita con un palato nuovo nuovo, in grado di percepire il sapore vero delle cose e di apprezzare la dolcezza naturale, mai eccessiva, non più quella, prepotente, dello zucchero bianco.
Rimango una grandissima golosa ed estimatrice della dolcezza, ma sono in grado di distinguere quando è lo zucchero bianco a farla da padrone e quando, invece, la combinazione di ingredienti di qualità, naturalmente dolci o dove lo zucchero (generalmente non raffinato) è solo un giusto complemento a uno, fanno di un dolce una vera coccola, per la bocca e per il cuore.
Trovare la motivazione per fare lo sforzo iniziale e cambiare abitudini se non hai problemi evidenti di salute è dura, lo so. Ed è dura anche se il tuo medico o il tuo nutrizionista te lo hanno prescritto, perché il senso di privazione la farà da padrone (qualcosa che ti fa sentire il più tapino essere della terra perché “checcavolo mangiare è un piacere, se non posso più mangiare le cose che mi piacciono che piacere è???”).
Però, però… sapessi quanto è bello scoprire il sapore vero dello cose dopo che per anni lo hai coperto con quello dello zucchero, imparare a percepirlo talmente bene da riuscire a distinguere quando una cosa buona è buona davvero, oppure no (e se bevi il caffè amaro o sei un estimatore del cioccolato fondente sai di cosa parlo).
Se hai voglia di provare puoi iniziare dal caffè, dal tè o dagli infusi, ma anche dal cioccolato. I primi giorni saranno bruttissimi, ma credimi, sarai ripagato.
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Ecco la ricetta di questa granola sugar free e gluten free, ma, soprattutto buonissima, che ho adattato da una ricetta trovata nel libro “Food Pharmacy”, edito da Vallardi.
Grado di difficoltà:
Tempo di realizzazione:
- 30 minuti ammollo del grano saraceno + 5 minuti per scolarlo
- 10 minuti preparazione
- 2 ore cottura in forno*
Ingredienti (per una teglia di granola):
- 200 g di grano saraceno
- 1 pezzettino grande come un francobollo di alga kombu (opzionale)
- 100 g di semi di zucca
- 50 g di semi di sesamo bianchi
- 50 g di semi di lino**
- 100 g di mandorle tritate grossolanamente con il coltello
- 100 g di noci tritate grossolanamente con il coltello
- 150 g di uvetta (o altra frutta essiccata)
- 2 cucchiaini di cannella in polvere
- 1 cucchiaino di vaniglia in polvere***
- 1,5 Cucchiai di olio di cocco****
- 1 pizzico di sale
Procedimento:
Metti a bagno il grano saraceno (possibilmente con un pezzettino grande come un francobollo di alga kombu) per almeno 30 minuti (ma anche una notte). Poi scolalo e fallo gocciolare in un colino per qualche minuto.
Nel frattempo scalda il forno a 100° C e prepara gli altri ingredienti.
In una terrina metti insieme tutti gli ingredienti secchi, tranne l’uvetta e i semi di lino. Unisci l’olio di cocco possibilmente nello stato liquido (d’inverno basta scaldarlo qualche secondo a bagnomaria) e trasferisci in una teglia (possibilmente non antiaderente, oppure ricoperta di carta forno compostabile).
Cuoci in forno a 100° C* finché non sarà completamente asciutta. Nel mio forno ha impiegato quasi due ore e gli ultimi 5-10 minuti ho alzato a 150° C (perdendoci, forse, in proprietà salutistiche, ma guadagnandoci in termini di intensità del sapore dei semi oleaginosi).
Ho, infine, aggiunto i semi di lino e l’uvetta a crudo e ho trasferito tutto in un vaso che avevo passato in forno (compreso coperchio e guarnizione) una decina di minuti insieme alla granola.
Buon appetito!
Precisazioni:
*se non hai tempo alza la temperatura del forno a 170° C e cuoci per circa mezz’ora. Dopo un quarto d’ora controlla e gira il composto per evitare che bruci. Aggiusta tempo e temperatura alla potenza del tuo forno.
**per non danneggiare le preziose sostanze nutritive contenute in questi semi e far sì che vengano assimilate meglio è consigliabile mangiarli crudi e macinati con un macinino da caffè manuale (quello elettrico scalderebbe troppo e danneggerebbe i delicatissimi oli).
***sta diventando sempre più costosa… io la metto nella lista degli ingredienti, perché dà qualcosa in più, ma se non te la senti più di comprarla, ti capisco! Omettila tranquillamente!
****se non lo hai puoi sostituirlo con olio evo dal sapore leggero, ma ti consiglio vivamente di comprarlo, perché, oltre ad avere proprietà benefiche (che non sta a me puntualizzare :-) ), in alcune preparazioni, come questa, dà veramente qualcosa in più. Va acquistato rigorosamente biologico ed extravergine. Lo trovi su Amazon oppure nei negozi e e-commerce biologici (mi raccomando: sulla confezione deve esserci la scritta “extra vergine”)
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